La parola abate deriva etimologicamente dal latino “Abbas”. È un termine usato in ambito religioso per definire il superiore di un monastero corrispondente a un ordine religioso chiamato abbazia (Conventi cristiani), che deve essere composto da almeno 12 o più monaci. L'aggettivo abate sorse per la prima volta in Europa da San Benedetto da Norcia. All'inizio veniva concesso il titolo di abate, non come sinonimo di autorità, ma piuttosto come titolo di rispetto verso quegli anziani monaci.
Una volta che il termine abate fu usato in Occidente, il suo uso fu diversificato per riferirsi al superiore di un'abbazia, era lui a dirigere spiritualmente e temporaneamente il monastero, e alla fine del XV secolo le abbazie furono trasformate in istituzioni legale ecclesiastico, il titolo di abate diventa vita. L'abate si distingue per indossare, come un vescovo, la croce pettorale, l'anello, il bastone (bastone) e la mitra (copricapo che è posto sulla testa).
L'abate può essere semplicemente superiore di un monastero e obbedire agli ordini del vescovo diocesano, oppure può anche avere autorità su un territorio leggermente più esteso, dove si trovano vari templi parrocchiali con i loro fedeli.
Un tempo l'abate era scelto dai frati del suo monastero, tuttavia nel tempo il vescovo è intervenuto nella sua scelta. Una volta eletto, l'abate, oltre ad essere il superiore, diventa il marito della chiesa abbaziale, così come lo è il vescovo della sua cattedrale. Dopo l'elezione, la benedizione procede.
Anche le donne possono avere il titolo di badessa, queste sono le superiori ma un convento di suore. Sono scelti dalla congregazione a scrutinio segreto e colui che viene eletto deve avere almeno 40 anni ed essere vergine per ricevere la benedizione. La benedizione è richiesta solo se la nomina di badessa è di carattere perpetuo e deve essere eseguita l'anno successivo alla sua elezione.
La badessa ha il dominio spirituale sulle sue figlie, avendo il controllo e il comando amministrativo sul suo ambiente, tuttavia non ha l'autorità di benedire la liturgia, confessare o dare la comunione.