La parola ascetismo è un termine derivato dal greco "askesis" che significa "pratica o esercizio". È una parola che anticamente veniva usata per riferirsi all'esercizio fisico degli atleti greci; Tuttavia, questo concetto è stato adattato al piano spirituale, rimanendo come una filosofia, che propone l'esercizio della parte spirituale della persona.
Nel linguaggio comune, l'ascetismo è legato all'austerità e in questo senso l'asceta è colui che rinuncia a ogni possesso materiale, concentrandosi solo su quello spirituale.
Quei filosofi che erano d'accordo con questa dottrina, hanno capito che l'essere umano è un essere sensibile che non è esente da soffrire alcuna sofferenza, quindi e affinché questo non lo colpisca troppo, è necessario che la persona eserciti mentalmente e crea abitudini che rafforzino il tuo carattere.
I filosofi cinici vivevano con un certo ascetismo poiché usavano solo ciò che era essenziale per sopravvivere, oltre a dipendere da se stessi, lo scopo di vivere in misura, era di non dipendere o essere soggetti a nessuno.
Questa filosofia è associata alla religione. I sostenitori di questa dottrina affermavano che rifiutando i piaceri materiali, il suo spirito riusciva a purificarsi. Ecco perché le loro vite erano piene di sobrietà e guidate da rigide linee guida etiche.
Nonostante fosse considerata un'ideologia indipendente, l'ascetismo (nel tempo) finì per aderire ad alcune religioni come l' Islam, il Cristianesimo e il Buddismo, dove i seguaci di questo sistema ricorsero a questo stile di vita per creare un legame molto più forte con Dio.
Nella religione cristiana, molte comunità religiose si stavano allontanando dalle città, per poter intraprendere una vita ascetica, vivendo in zone rurali o desertiche; Lo hanno fatto per dedicarsi esclusivamente alla meditazione e alla preghiera, senza includere le cose terrene. Alcuni dei cristiani che hanno scelto di condurre una vita ascetica erano Sant'Antonio Abate, Paolo di Tebe, tra gli altri.
Il buddismo ha come principio fondamentale il riflesso della sofferenza, fino a quando non se ne libera, durante l'esecuzione del "nirvana". Per ottenere ciò è necessario accentuare alcune pratiche come l'indifferenza e la meditazione.