Il licenziamento è la decisione unilaterale del datore di lavoro di risolvere un contratto o un rapporto di lavoro. Per svolgere tale azione il datore di lavoro deve avere una giustificata motivazione, pertanto, a seconda delle cause che producono il licenziamento, è possibile distinguere tra tre tipologie: licenziamento per motivi oggettivi, licenziamento disciplinare e licenziamento collettivo. In ciascuno di questi casi, il licenziamento può essere qualificato da un giudice come appropriato, inammissibile o nullo, a seconda di quanto sia adeguato il licenziamento e di quanto siano giustificate le sue cause.
D'altra parte, il processo di licenziamento in determinate occasioni deve soddisfare una serie di requisiti formali, per essere pienamente efficace. Questi requisiti formali possono variare a seconda del tipo di licenziamento e del contratto collettivo di ciascuna società.
In questo senso, uno degli aspetti più importanti è la lettera di licenziamento, che deve essere consegnata a mano al lavoratore per informarlo della situazione. In caso di licenziamento oggettivo, il datore di lavoro deve rispettare un periodo di preavviso di 15 giorni. Tuttavia, in un licenziamento disciplinare non è obbligatorio avvisare preventivamente il lavoratore.
Infine, un'altra questione rilevante nel processo di licenziamento è l' indennità di licenziamento. Il datore di lavoro deve versare al lavoratore un risarcimento per il licenziamento, il cui importo dipenderà dal tipo di licenziamento e dalle condizioni di lavoro del lavoratore (ad esempio, stipendio o anzianità di servizio). Allo stesso modo, il datore di lavoro deve consegnare al lavoratore la corrispondente liquidazione per salari, ferie e straordinari.
Dopo aver completato la procedura di divorzio, il lavoratore e il datore di lavoro possono raggiungere un accordo o rivolgersi al tribunale per risolvere il licenziamento e valutarne l'origine.