Nella scena politica francese del Seicento spicca un gruppo di toni federalisti, i cui membri si definivano “i Girondini”. La dottrina politica in base alla quale operavano mirava alla costituzione di varie organizzazioni, che delegassero parte delle loro funzioni a uno Stato centrale o federale. È importante notare che questo gruppo era composto, per la maggior parte, dalla borghesia francese delle province situate sulle grandi coste. Avevano un totale di 175 controversie, delle 749 totali che hanno dato vita all'Assemblea della Convenzione, una delle principali entità (di tipo costituente) della Prima Repubblica francese, che aveva nelle sue mani il potere esecutivo e legislativo della Francia.
Il nome non divenne popolare fino al XIX secolo, quando Alphonse de Lamartine, un poeta e politico francese, scrisse Histoire des Girondins (Storia dei Girondini); nel loro periodo di massimo splendore, questi erano meglio conosciuti come Rolandistes o Brissotin. Questi, inoltre, si fecero un nome per esprimere le loro opinioni, spesso contro coloro che resistevano alle leggi rivoluzionarie, così Luigi XVI decise di creare un ministero girondino, nominando Charles François Dumoriez, uno dei generali dell'esercito rivoluzionario, in qualità di ministro degli affari esteri.
La sua permanenza alla Convenzione Nazionale fu controversa, soprattutto a causa dei suoi continui confronti con i giacobini o montanari, che consideravano responsabili dei massacri di settembre, una serie di processi ed esecuzioni condotte, secondo un gran numero di storici, in modo irrazionale e senza una ragione apparente. Ciò portò i giacobini a sostenere che i girondini cospirarono contro la Repubblica, per la quale furono processati e condannati a morte. Ne seguì una ribellione, ma fu subito repressa inducendo i suoi predecessori al suicidio.