Per secoli il concetto di gratitudine è sempre stato associato alla religione e alla filosofia morale, ma solo di recente questa emozione naturale ha suscitato l'interesse dei ricercatori, soprattutto durante l'avvento della psicologia positiva; Questa è una nuova branca della psicologia cognitiva che si concentra sugli aspetti positivi della psiche umana. La psicologia positiva mira a sviluppare e nutrire gli aspetti affermativi del comportamento umano, attraverso studi scientifici e metodi di intervento efficaci per raggiungere la soddisfazione emotiva negli individui.
Secondo questa gratitudine è risultata essere una delle emozioni positive più forti ed è molto spesso legata alla felicità, lo stato di benessere ultimo che ogni essere umano si sforza di seguire. La gratitudine è un atteggiamento in cui l'individuo mostra di essere grato, anche quando non vede ciò che ha; questo è un aspetto dell'adorazione, che esprime a Dio e agli altri come hanno beneficiato della nostra vita, mostrando loro sostegno, apprezzamento e benevolenza "Poiché il suo sangue ci ha redenti, siamo grati". Chiunque voglia definire quella felicità finisce quasi sempre con un'unica descrizione molto comune: è qualcosa che tutti vogliono ottenere, come si suol dire "lo scopo della vita è essere felici".
In questo modo, la gratitudine gioca un ruolo molto importante dal punto di vista della fede, che diventa una qualità importante per tutte le religioni esistenti, siano esse ebraismo, cristianesimo e islam. In quest'ultima religione la gratitudine è del tutto fondamentale e l'essere che non è grato non merita la grazia di Dio, dove lo studio del Corano perpetua quell'idea nei suoi seguaci poiché la legge musulmana stabilisce che prima di ringraziare qualcuno bisogna ringraziare a Dio, perché questo è l'unico modo in cui l'onnipotente potrà compensare tutti quei piaceri che gli vengono richiesti. Tra le diverse espressioni di gratitudine nella legge islamica c'è: pregare ogni giornocinque preghiere per ringraziare la gentilezza che possiede nei confronti dei suoi figli e la pratica del digiuno durante il periodo del mese di Ramadan, cercando di simboleggiare il suo rispetto per Dio.