Il termine ermeneutica deriva dal greco "ἑρμηνευτικός" o "hermeneutikos"; con composti lessicali come "hermeneuo" che equivale a "decifro", "tekhné" che significa "arte" più i suffissi "tikos" che significa "correlato a", quindi secondo la sua etimologia si può dire che il parola si riferisce all'arte di spiegare, interpretare o decifrare testi, scritti, ecc. La RAE presenta tre possibili definizioni per la parola ermeneutica, tra cui una afferma che si tratta di tutto ciò che riguarda e appartiene all'ermeneutica. Un altro dei possibili significati afferma che è l'arte di decifrare i testi e la scrittura, specialmente i cosiddetti "sacri" per trovare il loro vero significato.
Si stima che la parola derivi dal dio greco Hermes, il dio messaggero dell'Olimpo, che si presume sia l'origine della scrittura e del linguaggio ma è anche considerato il patrono della comprensione e della comunicazione umana, tutto questo secondo i greci. Nelle sue origini, l' ermeneutica rifletteva la spiegazione e la comprensione di una frase misteriosa e incomprensibile dell'oracolo o degli dei, che descriveva una corretta interpretazione.
Per il filosofo, epistemologo e umanista argentino Mario Bunge, l' ermeneutica è l'analisi degli scritti di critica letteraria, teologia e filosofia, è in quest'ultima che allude alla dottrina o disciplina idealistica secondo cui gli eventi sociali e forse anche naturali sono simboli o testi che devono essere descritti ed esposti oggettivamente.
Da parte sua, in campo filosofico, precisamente nella filosofia di Hans-Georg Gadamer, definita come l'ipotesi di verità e il metodo che esprime l'universalizzazione del fenomeno interpretativo dalla storicità concreta e personale.