È definito come la stimolazione continua del sistema immunitario, affinché le sue condizioni migliorino e possa combattere infezioni o malattie, oltre ad aiutare a superare gli effetti collaterali dei trattamenti aggressivi contro il cancro.
Il suo utilizzo può essere preventivo o curativo, essendo il primo un metodo per migliorare le prestazioni del sistema immunitario e, quindi, evitare complicazioni quando si utilizza un trattamento potente. Gli immunomodulatori, invece, sono molecole che restano implicite e attive durante l'immunoterapia, citochine più facilmente riconoscibili principalmente in uso finora.
Principalmente, è stato progettato in modo che il corpo potesse combattere le cellule tumorali. Il primo caso di questo tipo di trattamento è stato registrato intorno all'anno 1890, in cui Streptococcus pyogenes è stato introdotto in un tumore e questo ha causato la sua regressione; tuttavia, la conoscenza aperta della tecnica è venuta alla luce 100 anni dopo. Attualmente sono allo studio diverse tecniche per trovare nuovi tipi di immunoterapia, che utilizzerebbero cellule simili alle citochine, oltre a sviluppare metodi per consentire ai tessuti tumorali di esprimere autonomamente i diversi tipi di citochine, distruggendosi.
L'immunoterapia a base di cellule dendritiche propone l'utilizzo delle stesse come mezzo per generare una risposta citotossica indotta nei confronti di un antigene. Sono prodotti dal paziente, ma è necessario un vettore virale per guidarli. Da parte sua l'immunoterapia a base di linfociti T, che consiste nell'estrarli e, contrariamente a metodi diversi, si possono espandere tutti i poteri reattivi che questi hanno contro il cancro, per poi essere impiantati nel paziente bisognoso.