Il termine utopia è formato dalle parole greche, “οὐ” che significa “no” e “τόπος” o “topos” che significa luogo, quindi etimologicamente la parola utopia si riferisce a quel luogo che non esiste. Secondo il dizionario della vera accademia spagnola, la parola significa "dottrina, piano, progetto o sistema ottimistico che viene mostrato come irrealizzabile nel momento in cui viene formulato". Quindi si può dire che l'utopia si riferisce all'ideologia, al simbolismo o alla rappresentazione di una data civiltà immaginaria, immateriale, sublime, perfetta, fantastica, alludendo a una città o un universo parallelo al mondo in cui viviamo.
La parola utopia è stata esposta da Tomas More, che era un pensatore, teologo, politico, umanista e scrittore inglese, nel XVII o XVIII secolo, descritto nella sua opera "Dē Optimo Rēpūblicae Statu dēque Nova Insula Ūtopia" dove è designato per nome un'utopia di un'isola e della comunità irreale che la popola, la cui organizzazione culturale, politica ed economica si differenzia per aspetti di diverso genere dalle numerose società dell'epoca.
Per questo personaggio Thomas More, un'utopia significava quella civiltà o società equamente organizzata, dove i beni di ogni individuo appartenevano a tutti e non gli stessi, le persone sarebbero state amanti della lettura quotidiana e avrebbe trascorso gran parte del suo tempo ammirando l'arte, Non parteciperebbero alle guerre, se non in situazioni estreme, in modo che è così che una data società potrebbe vivere in pace, armonia e felicità.
È importante notare che l'utopia non può essere considerata solo per rappresentare un luogo o una vita con una visione immaginaria, ma potrebbe anche essere un modo ottimistico o pieno di speranza di osservare il mondo e riflettere le cose come vorremmo che fossero. Nelle correnti filosofiche intendono l'utopia come l'azione di una società che si manifesta come negazione della realtà od oggettività attuale.