Le cellule di Schwann sono istologicamente parte del tessuto nervoso, perché sono strettamente correlate a ciò che sono i neuroni, queste cellule coprono la porzione prolungata di neuroni chiamati assoni, dove corrono sinapsi con altri neuroni, essendo Attorno all'assone neuronale, le cellule di Schwann formano una guaina proteica nota come mielina, senza di essa la trasmissione dell'impulso nervoso è impossibile. Questi tipi di cellule si trovano dalla nascita del neurone al suo pieno sviluppo, giocando un ruolo importante nella maturazione. Allo stesso modo, affinché le cellule di Schwann possano mielinizzare (produrre la guaina mielinica) il neurone, il suo assone deve avere un diametro considerevole.
Alcuni neuroni non hanno queste cellule citate, questo perché l' assone sviluppato non ha un diametro apprezzabile, così come possono essere presenti ma non avvolgono completamente l'assone, rendendo impossibile la mielinizzazione; Come accennato, la guaina risulta dall'unione a spirale di numerosi strati di cellule di Schwann, lungo l'assone tra una cellula di Schwann e l'altra, rimangono spazi non mielinizzati, a questi spazi intercellulari A loro viene dato il nome dei nodi di Ranvier, questi punti sono importanti quando si trasmette l'impulso nervoso, perché accelerano il percorso del potenziale d'azione nella cellula senza dover allargare il diametro dell'assone, dando un effetto di "Conduzione saltatoriale" poiché è un movimento che sembra un salto tra nodo e nodo.
Un'altra funzione di questo tipo di tessuto è quella di fornire supporto e riparazione lenta ma progressiva dei neuroni che subiscono qualche lesione. Normalmente le malattie che generano demielinizzazione del neurone, è perché provocano una distruzione delle cellule di Schwann, tra le quali si può citare la sclerosi multipla, ovvero una malattia autoimmune, generando progressivamente una limitazione alla contrazione muscolare, diminuendo quindi il potere del movimento corporeo nell'uomo. L'origine delle cellule è embrionale e furono scoperte dalla mano dello scienziato tedesco Teodor Shcwann, tra gli anni 1810 e 1822.